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L’ultima matrice della grande L

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50 lire grande L

Notevole per l’impostazione grafica raffinata e di altissimo livello, il biglietto di banca da 50 lire “grande L” emesso tra il 1926 e il 1936 è l’ultimo, di questa tipologia, che conserva un elemento fondamentale delle prime banconote del regno d’Italia: la matrice.

La matrice nelle prime banconote del regno

L’origine della matrice sulle banconote del regno d’Italia risale ai primi anni di Umberto I, quelli della difficile fase riorganizzativa del periodo postunitario. Di fronte all’esigenza di coniare nuove monete d’argento, le zecche di Roma e Milano si trovarono impreparate perché non avevano disponibilità di adeguate scorte metalliche. Nel 1883 furono quindi stampati i biglietti di Stato da 5 e 10 lire, che rappresentano la prima emissione cartacea dell’Italia unita. Inizialmente gli italiani la accolsero con un certo sospetto, perché erano abituati ad abbinare al concetto di “valore” la fisicità del metallo. Per superare gli iniziali dubbi, ai cittadini fu concessa la possibilità di convertire le nuove cartevalori in moneta metallica di uguale importo. La procedura però era lunga e del tutto disincentivante.

In fase di produzione, sul bordo sinistro di ogni banconota era stampata un’appendice con una legenda (di solito il valore nominale e l’autorità emittente). Le banconote venivano poi tagliate in modo che una parte della matrice rimanesse alla banca emittente e l’altra metà, identica, facesse parte integrante della banconota. Chi voleva convertire la banconota in moneta doveva consegnarla in una filiale della banca (che rilasciava regolare fattura) e poi attendere l’autorizzazione. La filiale, dopo aver inviato la banconota alla sede centrale della Banca d’Italia, a sua volta attendeva l’autorizzazione a procedere: a Roma, infatti, veniva verificata la corretta coincidenza con il libro-matrice.

Tuttavia, scoraggiati da questo articolato procedimento, che poteva richiedere tempi di attesa anche molto lunghi – durante i quali non sia avevano a disposizione né moneta né banconota – gli italiani familiarizzarono con le banconote.

Il 50 lire “grande L” con matrice

I primi biglietti da 50 lire furono emessi dalla Banca d’Italia già nel 1896. Facevano parte della serie nota come Barbetti, dal nome del suo celebre incisore. L’artista regalò a queste banconote un’impostazione grafica di altissimo livello che, pur richiamandosi ancora alla severità e al rigore formale tipici dell’Ottocento, anticipava l’arte floreale del XX secolo. Il tema grafico che caratterizza il fronte dei quattro biglietti della serie, da 50, 100, 500 e 1.000 lire, è la lettera iniziale di una parola, in questo caso la L di “Lire cinquanta”, disegnata in carattere molto grande e con sontuose decorazioni, abbinato a un retro composto da raffigurazioni allegoriche di grande effetto scenografico. Sul fronte e sul retro della banconota da 50 lire sono raffigurate le personificazioni rispettivamente dell’Arte e del Disegno. La filigrana è caratterizzata dalla scritta “L 50” e, nell’ovale di destra, dalla testa di Nettuno con il tridente.

Banconota 50 lire grande L

Banconota 50 lire grande L (Regno d’Italia, 1926-1936) – 175×113 mm

Poiché la matrice veniva tagliata a mano, non è inusuale vedere tagli irregolari di questa banconota, che rendono ogni esemplare unico.

A differenza dei primi biglietti emessi dal 1896, che presentano al retro il contrassegno di Stato “Decreto ministeriale del 30 luglio 1896”, le banconote di questa tipologia prodotte dal 1926 al 1936 hanno invece il contrassegno con il fascio littorio. Dal 1943 lo stesso biglietto di banca da 50 lire “Barbetti” fu prodotto senza la matrice e, di conseguenza, con una leggera riduzione delle misure.

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