Tolomeo II fu il faraone d’Egitto dal 282 al 246 a.C., ma c’era una donna dietro la politica, soprattutto estera, del Regno. Si tratta di Arsinoe II, sorella e poi moglie del sovrano, la quale si occupò con grande determinazione e oculatezza di diversi aspetti legati all’amministrazione statale ed ebbe l’onore di avere numerosi templi a lei intitolati e il suo volto effigiato sulle preziose monete dell’epoca.
Questa divisione dei compiti permise a Tolomeo II di dedicarsi maggiormente allo sviluppo delle opere e delle attività culturali in tutto l’Egitto e in particolare nella città di Alessandria che divenne il fulcro del commercio nel Mediterraneo e uno dei più importanti centri culturali del mondo antico che fin dall’inizio del regno tolemaico era diventata una fiorente città
Arsinoe II era la figlia di Tolomeo I Sotere, uno dei cosiddetti diadochi di Alessandro Magno, che alla sua morte si spartirono l’impero. A Tolomeo fu assegnato l’Egitto di cui divenne re, fondando così la dinastia dei Tolomei, che regnarono fino a Cleopatra VII, la famosa regina d’Egitto suicidatosi con Marco Antonio dopo la sconfitta di Anzio nel 31 a.C.
Nata nel 316 a.C., nel 299 a.C. Arsinoe II sposò Lisimaco, re di Tracia, un altro dei diadochi, e, rimasta vedova nel 281 a.C. per la morte del marito in battaglia, cercò protezione presso il fratellastro Tolomeo Cerauno. Questi la sposò adottando anche i figlioletti di Lisimaco, con lo scopo recondito di aprirsi la strada verso la successione nel regno di Tracia. Ben presto rivelò le sue vere intenzioni uccidendo i figli adottati e provocando la fuga di Arsinoe II, che si rifugiò prima in Samotracia e poi, nel 279 a.C., in Egitto, dove regnava il fratello Tolomeo II che da qualche anno era succeduto al padre.
Fin dal suo arrivo, Arsinoe II cospirò con successo per ingraziarsi il fratello, indurlo a ripudiare la moglie Arsinoe I e a sposare lei stessa. Dopo il matrimonio, entrambi i fratelli, Tolomeo II e Arsinoe II, assunsero il soprannome di “Filadelfo”, letteralmente “amante del fratello”, con il quale sono stati consegnati alla storia.
Arsinoe II non si limitò non si limitò al ruolo di moglie del re e prese parte attiva alla vita politica, nella quale dimostrò indubbie capacità, in particolare per quanto riguardala politica estera, tanto da essere stata la prima donna al mondo citata in documenti ufficiali d’epoca come protagonista delle relazioni internazionali.
Morì nel 268 a.C. circondata da una grande venerazione e il marito/fratello le dedicò templi ad Alessandria e in vari altri luoghi, intitolò a suo nome varie città e continuò a nominarla, sia nei documenti ufficiali, sia sulle monete che venivano emesse a suo nome e con la sua effigie.
La coniazione di monete in Egitto risale a non prima della conquista da parte di Alessandro Magno. Furono emessi stateri d’oro e d’argento la cui coniazione fu proseguita dai Tolomei. All’inizio, anche dopo la sua morte, era comune trovare monete che raffiguravano Alessandro Magno in veste di Eracle con la testa ricoperta dalle fauci di leone sul diritto e sul rovescio Zeus in trono (probabile riferimento alla vicenda dell’oracolo di Ammone quando il condottiero macedone venne consacrato come “figlio della divinità”. Tuttavia, con il passare del tempo, i sovrani tolemaici preferirono raffigurare sul diritto se stessi, le loro regine e anche la coppia di sovrani compresente, mentre sul rovescio un motivo frequente era la cornucopia.
La monetazione dei Tolomei d’Egitto era caratterizzata dalla presenza di monete di grande modulo, in ognuno dei tre metalli classici: oro, argento e bronzo. Per quanto riguarda l’oro, i nominali di grande modulo il doppio 8 dracme, noto in pochissimi esemplari e quindi di difficilissimo reperimento sul mercato collezionistico, e la moneta da 8 dracme, molto rara ma oggi concretamente accessibile in quattro tipologie. Queste sono state definite “8 dracme” dagli studiosi moderni in base al peso che corrisponde a circa 8 volte quello della dracma secondo lo standard tolemaico in uso in Egitto. Secondo quanto riportato dai papiri egizi, il nome che veniva utilizzato all’epoca era “Mnaion”, in italiano “mina”.
La mina era un’unità ponderale in uso nel mondo greco-orientale, che i Tolomei avevano adattato all’antico sistema ponderale egizio facendola corrispondere a 341 grammi e suddividendola in 100 dracme. Le dracme d’argento, del peso di 3,41 grammi, erano le monete reali di uso corrente, coniate anche nei loro sottomultipli (ad esempio il didramma e il tetradramma).
La moneta della regina Arsinoe II è proprio uno degli esempi citati dal valore nominale di 8 dracme, ovvero la mina. Coniato in oro ad Alessandria d’Egitto intorno al 261 a.C., l’esemplare in foto ha un peso di 27,77 grammi e un diametro di 27 millimetri.
Sul diritto è effigiata la testa diademata e rivolta a destra della regina Arsinoe II. Dietro l’effigie, è presente uno scettro del quale si scorgono la parte centrale che appoggia sulla parte sinistra e la punta ornata da un fior di loto che emerge al di sopra della testa.
Dietro la nuca, troviamo una lettera K che ci permette di individuare la datazione precisa della moneta. Tale lettera aveva infatti lo scopo di individuare l’anno preciso all’interno di un periodo temporale definito, quale ad esempio il periodo di regno di un monarca. Nel caso specifico, gli studiosi hanno individuato come periodo temporale definito il periodo di tempo compreso tra il 271 e il 246 a.C., ultimo periodo di regno di Tolomeo II, all’interno del quale la lettera K indica il decimo anno e quindi il 261 a.C.
Sul rovescio viene raffigurata, secondo un canone comune all’epoca, la doppia cornucopia ricolma di frutti e ornata di nastri decorativi. In alto, ai lati della doppia cornucopia corrono due grappoli d’uva e lungo il bordo troviamo il nome “Arsinoe” a sinistra e il soprannome “Filadelfo” a destra, entrambi scritti con caratteri greci.
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