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L’aquila del Regno d’Italia che divenne Impero

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La moneta dell'Impero coloniale italiano

Nel 1936, al termine della guerra in Etiopia, il Regno d’Italia conquistava Addis Abeba e proclamava ufficialmente la nascita dell’Impero coloniale, accorpando il nuovo territorio ad Eritrea e Somalia. Il regime fascista poteva così fregiarsi delle vittorie che lo proiettavano sullo scenario imperialistico delle grandi potenze europee nel continente africano e, a livello di propaganda, lo avvicinavano idealmente alla grandezza della Roma Imperiale.

Vediamo quindi una simbologia nelle opere e nella monetazione che richiama sempre di più gli elementi distintivi dell’Impero Romano e i riferimenti al nuovo ruolo coloniale del Regno d’Italia all’interno del contesto internazionale

1936, la proclamazione dell’Impero coloniale italiano

Il 5 maggio 1936, Benito Mussolini annunciava la vittoria italiana al termine della guerra in Etiopia durata 7 mesi. In un accorato discorso dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, annunciò: “è strettamente necessario che io aggiunga che si tratta della nostra pace, della pace romana, che si esprime in questa semplice, irrevocabile, definitiva proposizione: l’Etiopia è italiana!”. Anche se non pronunciò la parola “impero”, lasciò intuire le sue intenzioni, ufficializzate il 9 maggio con la proclamazione dell’Impero coloniale italiano, l’Africa Orientale Italiana (in sigla A.O.I.) che univa le colonie del Corno d’Africa (Etiopia, Somalia, Eritrea).

Questo possedimento coloniale aveva come capitale Addis Abeba, era diviso in sei governatorati ed era governato da Vittorio Emanuele III con il titolo di Imperatore d’Etiopia, affiancato da un viceré (il primo fu il generale Pietro Badoglio). Il regno d’Italia iniziava così la sua avventura coloniale che durò fino alla sconfitta contro gli Alleati nel novembre 1941 e al trattato di pace di Parigi del 1947.

Ascari in marcia verso Addis Abeba

Ascari a cavallo in marcia verso Addis Abeba

L’aquila legionaria e la simbologia imperiale

Le conquiste coloniali erano un importante successo per il regime fascista, che considerava l’Italia di quegli anni come la proiezione nel XX secolo della Roma Imperiale. Di conseguenza, la propaganda attingeva ai personaggi e ai simboli dell’Antica Roma per comunicare questa immagine. Un esempio, come abbiamo visto in precedenza, sono i francobolli dedicati a Virgilio e Orazio.
Alcuni dei simboli ricorrenti sono il fascio littorio che anticamente era l’arma in dotazione ai soldati littori, oppure il saluto romano con il braccio teso, simile al gesto che nell’antichità simboleggiava onore, fedeltà, amicizia e lealtà.

L’aquila nell’Antica Roma veniva utilizzata dall’esercito come simbolo del potere di Roma e del suo impero. Anche Vittorio Emanuele III utilizzò l’aquila nelle sue monete, ma era quella sabauda ad ali spiegate che si rifaceva ad una vecchia moneta del 1745 del Regno di Sardegna e riprendeva l’iconografia dello stemma del Regno di Sicilia. Dopo la conquista dell’Etiopia, l’aquila sabauda divenne l’aquila legionaria di chiara ispirazione romana.

La rara moneta d’oro 50 lire Impero

La moneta d’oro 50 lire Impero del 1936 è l’esempio che meglio rappresenta questa scelta iconografica e l’enfasi che è stata posta sull’esaltazione delle nuove conquiste coloniali. L’aquila sabauda chiude le ali e si trasforma nell’aquila legionaria, esattamente come veniva rappresentata sui vessilli delle legioni dell’esercito romano. Sul rovescio è accompagnata dallo stemma coronato di casa Savoia e dall’altro simbolo molto utilizzato dal regime, il fascio littorio.

Moneta d'oro 50 lire Impero

50 lire Impero (Regno d’Italia, 1936) – Oro 900; 4,40 g; 20,5 mm

Anche la legenda cambia e Vittorio Emanuele III da re diventa “re ed imperatore” (VITT. EM. III RE E IMP), per rappresentare il nuovo ruolo assunto in Africa.

L’importanza storica, la presenza di elementi che ben rappresentano la nuova posizione coloniale del Regno d’Italia nel contesto internazionale e la scarsa disponibilità fanno della moneta d’oro 50 lire Impero un esemplare molto ricercato dai collezionisti. Infatti, la tiratura è di appena 790 esemplari perché non ci fu richiesta da parte degli enti commerciali, ma solo da privati cittadini.

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