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L’aquila ad ali spiegate sulle monete dei Savoia

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L'aquila ad ali spiegate sulle monete dei Savoia | Bolaffi Stories

Il nuovo secolo fu ricco di novità per la monetazione dei Savoia grazie al re numismatico, come veniva chiamato Vittorio Emanuele III. La maestosa aquila ad ali spiegate, raffigurata sul rovescio, fu una di queste.

 

Vittorio Emanuele III re d’Italia

Tutto iniziò da una tragedia, l’uccisione di Umberto I nell’anno 1900, commesso dall’anarchico Gaetano Bresci. Questa morte improvvisa proiettò sul palcoscenico della storia l’erede al trono di Umberto I, il figlio Vittorio Emanuele III, allora ancora trentenne. Lui si trovò tuttavia ad affrontare il ruolo regale senza una preparazione di tipo psicologico perché il padre, quando venne ammazzato, era nel vivo delle sue forze e non era prevista una morte precoce.

Re Vittorio Emanuele III di Savoia

Vittorio Emanuele III, re d’Italia dal 1900 al 1946

Tra le cose che Vittorio Emanuele III dovette affrontare, ci fu anche il problema della monetazione. Non tanto perché fosse necessario provvedere a coniare monete per l’esigenza della circolazione, ma perché quando c’è un cambio di sovranità dovuto alla successione di un re al precedente, la monetazione lo registra e il nuovo re vuole che il suo ruolo sia affermato il più presto possibile anche dalle monete.

Le monete del re numismatico

Vittorio Emanuele III si trovò a dover affrontare anche la questione della monetazione e l’incisore a capo della Regia Zecca gli presentò il progetto delle monete che voleva coniare. Erano monete completamente ispirate a quelle precedenti, con il ritratto del sovrano sul diritto e sul rovescio lo stemma sabaudo e il valore della moneta. Nel caso delle 100 lire d’oro, per esempio, “L. 100”.

C’era un problema di legenda perché con Vittorio Emanuele II la parte scritta è molto lunga e non ci sta “Re d’Italia”, quindi al rovescio dovettero scrivere “Regno d’Italia”. Invece, su quelle di Umberto I, che aveva il nome molto più corto, al diritto c’era scritto “Umberto I re d’Italia” e al rovescio non c’era scritto niente. Con Vittorio Emanuele III si tornò alla situazione di Vittorio Emanuele II: il nome del re occupava l’intera legenda del diritto e al rovescio c’era la scritta “Regno d’Italia”.

L’origine dell’aquila sabauda

Invece del solito stemma sabaudo coronato che l’incisore Filippo Speranza aveva preparato, il re volle qualcosa di diverso, che richiamava la monetazione sabauda precedente. Il rovescio delle monete della prima serie di Vittorio Emanuele III fu ispirato a monete del 1740, in particolare al 4 zecchini dell’Annunciazione dove c’era una bellissima aquila sabauda ad ali spiegate. Era proprio questo il modello al quale Vittorio Emanuele III chiese all’incisore speranza di attenersi.

Moneta 4 zecchini dell’Annunciazione

4 zecchini dell’Annunciazione (1745, Regno di Sardegna)

Ma perché Vittorio Emanuele III è andato a ricercare una moneta del ‘700? Il re era un numismatico fin da ragazzino. Si dice che da giovane, quando andava a visitare le collezioni numismatiche e i musei in giro per l’Europa e si trovava dalle parti della Savoia, chiedeva che gli venissero mostrate le collezioni di monete . Poi, quando ne vedeva una che lo ispirava, diceva che interessava a lui. In questo modo, metteva in difficoltà il curatore del museo perché, di fronte alla richiesta di un re, era difficile dire di no. Faceva così con i musei della ex Savoia che era il territorio d’origine del suo casato e che era stato lasciato alla Francia in seguito agli eventi della Seconda Guerra di Indipendenza nel 1859, all’epoca di Napoleone III.

Quindi, Vittorio Emanuele III fu un grandissimo numismatico e, in quanto tale, diede una particolare attenzione alla sua monetazione, riuscendo a produrre qualcosa di molto valido nell’imminenza della morte del padre e quindi quando toccava a lui governare. Ma lo fece anche nel periodo successivo. La monetazione di Vittorio Emanuele III può essere divisa sostanzialmente in quattro periodi, ciascuno dei quali ha delle caratteristiche peculiari molto interessanti.

Moneta 100 lire Aquila sabauda

100 lire Aquila sabauda (1903, Regno d’Italia)

Qui abbiamo una moneta da 100 lire con il nome Vittorio Emanuele III scritto per intero sul diritto. Sul rovescio invece abbiamo il richiamo al territorio di cui era sovrano (il Regno d’Italia), poi il valore e questa splendida aquila sabauda ad ali spiegate, coronata e con lo stemma sabaudo caricato sul petto. Questo modello fu applicato alle monete in oro e in argento. Tra queste, c’è il famoso 5 lire del 1901 che ha una storia molto particolare. Per usare il linguaggio dei filatelici, è una moneta non emessa: fu emessa infatti senza la copertura di un decreto di emissione perché non era possibile a seguito dell’adesione dell’Italia al trattato dell’Unione latina che controllava la quantità di monete che potevano essere messe in circolazione.

Moneta 5 lire Aquila sabauda

5 lire Aquila sabauda (1901, Regno d’Italia)

Dall’aquila del Regno di Sicilia a quella del Regno d’Italia

Cosa spinse Vittorio Emanuele III a prendersi il simbolo dell’aquila? abbiamo visto che compare per la prima volta nelle monete del ‘700, ma a sua volta prende ispirazione altrove. Per un brevissimo periodo, dal 1713 al 1720, i Savoia furono re di Sicilia, il cui simbolo è una bellissima aquila ad ali spiegate. Quindi esistono alcune monete dei Savoia re di Sicilia che riportano l’aquila. In seguito, quando i Savoia furono costretti a cedere la Sicilia in cambio della Sardegna, non ci furono più monete con l’aquila come simbolo araldico dei Savoia. Questo simbolo tornò invece in quella moneta del 1745 probabilmente perché l’aquila.

Le monete con aquila sabauda del Regno d’Italia

In questa puntata di Bolaffi Stories abbiamo parlato delle seguenti monete:

  • 4 zecchini dell’Annunciazione (1745, Regno di Sardegna)
  • 100 lire Aquila sabauda (1903, Regno d’Italia)
  • 5 lire Aquila sabauda (1901, Regno d’Italia)

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