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Napoleone Bonaparte raccontato dalle monete e dal marengo

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La storia di napoleone raccontata attraverso le sue monete

In occasione dell’uscita al cinema del nuovo film Napoleon, diretto da Ridley Scott con Joaquin Phoenix che interpreta il ruolo del condottiero transalpino, abbiamo ripercorso la vita e le battaglie di Napoleone Bonaparte rispondendo a 5 tra le domande più ricorrenti sul web a proposito di questo personaggio. Lo abbiamo fatto ricorrendo, dove possibile, alle preziose informazioni tramandate dalle monete dell’epoca, importantissimi testimoni della storia.

Perché Venezia si è arresa a Napoleone?

Il 12 maggio 1797 la parabola discendente della Repubblica di Venezia raggiunse il suo termine e dopo undici secoli di indipendenza la Serenissima scelse di capitolare e arrendersi a Napoleone che riuscì a realizzare il suo intento dopo solo 10 giorni dalla dichiarazione di guerra. La presa della Serenissima, di fatto, fu un’impresa tra le più semplici del generale francese poiché l’anziano doge Ludovico Manin, di comune accordo con il Gran Consiglio, non prese in considerazione la possibilità di difendersi e scendere in guerra contro Napoleone. Le ragioni di questa decisione sono da ricondurre alla paura delle ripercussioni violente e inevitabili delle truppe francesi nei confronti dei veneziani in caso di disfatta.

Venezia, come altre conquiste di Napoleone, si rivelò soltanto una pedina di scambio con gli Austriaci negli accordi del trattato di Campoformio del 17 Ottobre 1797 e ritornò nuovamente sotto il controllo di Napoleone nel 1805 con la creazione del Regno d’Italia.

Il controllo di Venezia è ben evidente nella monetazione napoleonica, in quanto sono attestate le emissioni da 1, 3 e 5 Centesimi in rame e 5, 10 Soldi, 1, 2 e 5 Lire d’argento. Le monete della zecca di Venezia sono riconoscibili per la presenza del segno di zecca V al di sotto della data e di un’ancora sul lato sinistro.

Moneta 2 lire di napoleone (Venezia, 1812)

Moneta d’argento da 2 lire di Napoleone, emessa dalla zecca di Venezia nel 1812

Napoleone è stato il primo Re d’Italia?

Napoleone fu il primo Re d’Italia dell’era moderna, sebbene il suo regno occupasse solo una parte, per quanto consistente, del territorio che oggi appartiene allo Stato italiano.

Tuttavia un Regno d’Italia era già esistito in epoca medioevale, quasi un migliaio di anni prima di Napoleone, ed era uno dei Regni nei quali si articolava il Sacro Romano Impero di Carlo Magno. Da allora il titolo di Re d’Italia rimase formalmente in vita fino alla cessazione del Sacro Romano Impero, avvenuta nel 1806, ma i sovrani che se ne fregiarono, di fatto non esercitarono alcuna sovranità territoriale, in particolare a partire dal XII secolo, dopo la nascita e il consolidamento del movimento dei Comuni nell’Italia settentrionale.

Fra i Re d’Italia di quell’epoca, l’unico che si potrebbe definire italiano fu Arduino d’Ivrea, che regnò fra il 1002 e il 1014 su un territorio che comprendeva sostanzialmente le parti settentrionale e centrale dell’attuale territorio italiano. La sua sovranità su quel territorio fu quasi solo formale, in quanto i conflitti fra i vari potentati che operavano all’interno del Sacro Romano Impero gli impedirono di allontanarsi dalle sue roccaforti nel canavese.

Napoleone subì attentati alla sua vita?

Dopo quasi duemila anni la storia si ripete, ma con un esito ben diverso. Giulio Cesare e Napoleone sono accomunati dalla considerazione negativa che parti delle società loro contemporanee avevano nei loro confronti. Entrambi venivano infatti accusati di avere un atteggiamento dittatoriale e di interpretare il loro ruolo in una chiave monarchica. Per gli antichi romani si trattava del venir meno di una tradizione repubblicana instauratasi cinque secoli prima, dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo, l’ultimo Re di Roma, che aveva sottoposto la popolazione a ogni possibile vessazione. Per i francesi, ancor peggio, poiché si erano liberati della monarchia assolutistica di stampo medioevale da poco più di un decennio.

Bonaparte valica il Gran San Bernardo (dipinto di Jacques-Louis David)

E così entrambi i personaggi, Giulio Cesare e Napoleone furono oggetto di attentati. Tuttavia, mentre Giulio Cesare soccombette, anche per il gran numero di congiurarti che si erano coalizzati contro di lui, Napoleone si salvò, o grazie a soffiate che portarono all’intervento della polizia, o per pura fortuna perché la bomba che avrebbe dovuto ucciderlo fu fatta esplodere intempestivamente dai congiurati.

In particolare, quest’ultimo attentato ebbe luogo la sera di Natale del 1800, mentre Napoleone con la moglie e il seguito si recava all’Opera per assistere a uno spettacolo. Dopo il fallimento dell’attentato, che costò la vita a cinque cittadini inermi, Napoleone volle comunque andare a teatro e, al suo ingresso, fu accolto dall’ovazione degli spettatori che nel frattempo erano stati informati dell’accaduto.

Perché Napoleone fu esiliato proprio a Sant’Elena?

Dopo l’abdicazione di Fontainebleau, Napoleone aveva accettato di ritirarsi in esilio sull’isola d’Elba, ma ben presto, sollecitato dai numerosi seguaci che gli erano rimasti fedeli, aveva lasciato l’isola, era sbarcato a Tolone e si era diretto a Parigi, fra gli applausi della popolazione che incontrava al suo passaggio. Ripreso il controllo della situazione, Napoleone aveva subito allestito un esercito e, come era inevitabile, si era scontrato con la coalizione di tutti gli altri Stati europei. Lo scontro decisivo fra i due campi avversi si era consumato a Waterloo, la famosa battaglia il cui esito era rimasto incerto fino alla fine.

Con queste premesse, le potenze europee, che avevano dovuto prendere atto della popolarità della quale Napoleone ancora godeva in Francia, decisero di esiliarlo in un luogo dal quale non avrebbe potuto replicare la fuga dall’isola d’Elba e scelsero la sperduta Sant’Elena, un’isola dell’Atlantico centro-meridionale controllata dagli inglesi, situata a una distanza di circa 1.900 chilometri dalle coste dell’Africa sud-occidentale.

L’isola, che rientra tuttora fra i possedimenti britannici di oltremare, è stata raggiungibile solo via mare con una traversata di cinque giorni da Cape Town fino al 2017, quando è stato inaugurato un collegamento aereo con il Sudafrica. All’epoca nella quale Napoleone vi fu esiliato, il percorso marittimo per collegare l’isola al continente africano era soggetto anche a tutta l’aleatorietà che la navigazione a vela comporta.

In una situazione del genere, Napoleone non ebbe certamente occasione neppure di tentare l’evasione dal suo confino e morì a Sant’Elena il 5 maggio del 1821.

Quali sono le principali eredità del dominio napoleonico?

Secondo la sensibilità odierna, uno Stato non sarebbe tale senza la presenza nel suo ordinamento del corpo organico di disposizioni di diritto civile, detto Codice Civile. Napoleone, che era un uomo del suo tempo, diede un forte impulso alla redazione di un Codice Civile francese, destinato a recepire nel corpo giuridico le istanze di una società civile profondamente trasformata, che aspirava a veder tradotti in pratica i principi del razionalismo illuministico sui quali poggiava la Rivoluzione Francese.

Il Codice Civile francese, camminando sulle punte delle baionette che invadevano l’Europa al canto della marsigliese, valicò i confini della Francia e fu sostanzialmente adottato in molti altri stati europei. Dopo la caduta di Napoleone, nonostante la parola d’ordine condivisa da tutte le corti europee fosse la cancellazione di ogni traccia del suo passaggio, nessun governo osò abrogare il Codice Napoleonico, anzi molti lo sostituirono con un corpo di leggi proprio, ma comunque ispirato all’organicità di quello Napoleonico.

Analoga sorte toccò al sistema monetario decimale, che identificava le diverse monete con il valore di ognuna di esse, legandole fra loro da rapporti di valore semplici perché basati su numeri interi ricorrenti, con grandi benefici per la fluidità delle transazioni commerciali. Dopo la sua introduzione in Francia, anch’essa avvenuta nel periodo napoleonico, furono ben pochi gli Stati che tornarono ai sistemi monetari precedenti, nei quali ogni moneta veniva identificata con un nome proprio e tutte erano fra loro legate da astrusi rapporti di valore. Al riguardo vale la pena osservare che, fra gli Stati che non vollero tornare al sistema monetario precedente, in prima linea ci fu la Francia, che accolse come Re Luigi XVIII, il fratello di quel Luigi XVI che lasciò la testa sotto la ghigliottina dei rivoluzionari, fra i quali poteva essere annoverato anche Napoleone.

Moneta marengo di Napoleone Bonaparte

Il marengo d’oro di Napoleone Bonaparte, emesso nel 1808 dalla Zecca di Milano

Anche questo è un lascito napoleonico importante? Difficile negarlo, dal momento che ai giorni nostri non esiste Stato che non adotti il sistema monetario decimale.

Il titolo del film “Napoleon” doveva essere “Marengo”?

Come spesso accade nel mondo del cinema, il titolo cambia spesso in fase di produzione e “Marengo” era una delle opzioni che erano state prese in considerazione. Il riferimento è alla battaglia del 14 giugno 1800 quando i 18.000 soldati agli ordini di Napoleone si scontrarono contro i 40.000 dell’esercito austriaco e, grazie all’intervento di altri 9.000 uomini sotto la guida del generale Louis Desaix, riuscirono a ribaltare gli esiti di quella che sembrava a tutti gli effetti un sconfitta annunciata. Dal nome della cittadina piemontese teatro di quella storica battaglia derivò quello della moneta d’oro da 20 franchi e poi da 20 lire.

Un altro nome utilizzato in fase di produzione è stato “Kitbag” (sacca militare). Il riferimento è ad una famosa frase pronunciata da Napoleone: “C’è la staffa di un generale nascosta nella sacca di ogni soldato”.

Tutte le curiosità su Napoleone svelate dalle sue monete

Queste erano solo alcune delle curiosità sulla vita e sulle battaglie di Napoleone. Molte altre informazioni e ulteriori dettagli sul condottiero transalpino e sui personaggi a lui legati (per esempio Maria Luisa d’Asburgo) sono contenuti nel volume Napoleon edito da Bolaffi e in vendita insieme allo storico marengo d’oro che venne emesso emesso per i territori italiani tra il 1808 e il 1814 (ACQUISTA ORA) e al cofanetto in legno personalizzato per contenere l’intera collezione di monete napoleoniche. Il nuovo progetto editoriale vuole raccontare l’epopea di Napoleone Bonaparte attraverso le monete che offrono un punto di vista privilegiato per osservare la storia.

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