Tra Bologna e Imola, lungo la via Emilia che dal capoluogo va verso est, scorre il confine storico tra l’Emilia e la Romagna. Prima dell’unità nazionale, invece, il termine Emilia era riservato ai ducati padani di Parma e Modena, mentre con Romagne si identificava il territorio soggetto allo Stato pontificio, che comprendeva quindi anche Bologna.
In seguito agli sviluppi della Seconda guerra d’indipendenza, le Romagne riuscirono a liberarsi dal dominio del papa e formarono un governo provvisorio in attesa di unirsi al regno di Vittorio Emanuele. Una delle azioni che sancì l’indipendenza di queste province fu l’emissione di una serie di francobolli che andavano a sostituire quelli emessi dallo Stato Pontificio: un atto fortemente simbolico in virtù dell’importanza che questi avevano per le comunicazioni dell’epoca.
La vittoria dei franco-piemontesi nella battaglia di Magenta del 4 giugno 1859 ebbe ripercussioni anche su altri territori della Penisola. Gli austriaci, sconfitti, furono infatti costretti a ritirare le truppe dai presidi a sud del Po: Ancona, Bologna, Piacenza e Ferrara. La Legazione pontificia delle Romagne si trovò così, tutto ad un tratto, priva dello strumento che le aveva consentito negli ultimi anni di mantenere il controllo della situazione, sempre più delicata a causa delle iniziative diplomatiche del Regno di Sardegna.
Privato della difesa militare asburgica, poco dopo fuggì anche il cardinale che governava la regione per conto del papa e la magistratura comunale di Bologna proclamò una Giunta provvisoria di governo. Seguendo l’esempio bolognese, nei giorni seguenti si costituirono altre giunte provvisorie di governo a Ravenna, Forlì e Ferrara. Il re di Sardegna, Vittorio Emanuele II, accettò il contributo dei Governi Provvisori allo sforzo militare piemontese e inviò in quei territori Massimo D’Azeglio in qualità di commissario straordinario militare per le Romagne.
Infine, il 7 settembre l’Assemblea votò la decadenza del potere papale, con conseguente annessione al Regno di Sardegna, e il 18 marzo 1860 Vittorio Emanuele II firmò il decreto di annessione dell’Emilia, il nuovo nome delle ex Legazioni pontificie.
Tra gli atti del Governo Provvisorio delle Romagne vi fu, il 30 agosto 1859, il decreto che dotò la nuova entità politica di propri francobolli da distribuire dal giorno seguente, ponendo fuori corso gli esemplari pontifici.
La vignetta è limitata dalle diciture essenziali. Ai quattro angoli compaiono altrettante rosette ottenute con l’accostamento di cinque circoletti separati da quattro Y. Fu preparato un solo conio, senza indicazione del valore, aggiungendo di volta in colta la cifra opportuna al centro. Per risparmiare, si preferì stampare i francobolli in nero su carta colorata in pasta secondo i diversi valori.
Si decise di esprimere il valore facciale ancora in baiocchi in quanto erano ancora in uso monetazione e tariffe pontificie. Solo dal 1 novembre, infatti, la lira italiana divenne l’unità monetaria ufficiale delle Romagne. La serie è composta da 9 valori:
I francobolli delle Romagne rimasero in vigore fino al 31 gennaio 1860, quando furono sostituiti da quelli di Sardegna.