Il francobollo 20 centesimi Ferro di cavallo accompagnò l’unione del Veneto e del Mantovano all’Italia. Una sovrastampa permise infatti di raccogliere velocemente parte dei fondi necessari per finanziare l’esercito che avrebbe affrontato e sconfitto gli austriaci nella terza guerra d’indipendenza italiana combattuta nell’estate del 1866.
L’Italia era unificata da soli tre anni e già il re Vittorio Emanuele II pensava a come ampliarla. Il Lazio per il momento non si toccava, visto che l’alleato Napoleone III si ergeva a protettore del Papa e di quel patrimonio di San Pietro che era tutto quanto rimaneva dello Stato Pontificio. Diversa era la situazione del Regno Lombardo-Veneto. Qui, Vittorio Emanuele II vedeva una grande opportunità per affermarsi come guerriero e stratega, sfruttando l’aggravarsi dello scontro fra Prussia e Austria sul finire del 1864 e la possibilità di allearsi con la prima per sconfiggere la seconda attaccandola su due fronti.
Un po’ per fronteggiare il disastroso bilancio dello Stato, un po’ in vista di una nuova e costosa guerra contro l’Austria, si decise di intervenire sulla posta, ritoccando la legge di riforma postale entrata in vigore solo l’anno prima, il 1 gennaio 1863, e costringendo di conseguenza a mettere in produzione un nuovo francobollo.
A cambiare era la tariffa della lettera regolarmente affrancata per l’interno del Regno d’Italia. Per le lettere non franche o insufficientemente affrancate restava l’apposita tariffa fissata in 30 centesimi, che perciò da questo momento non corrispondeva più al doppio di quella delle lettere affrancate. La tariffa base veniva infatti aumentata da 15 a 20 centesimi.
Per rispondere alla nuova esigenza era necessario preparare un nuovo francobollo, ma il tempo era poco e la fornitura delle emissioni da 15 centesimi, stampate a Londra da De la Rue, era arrivata ad almeno 60 milioni di esemplari.
La soluzione migliore, più rapida ed economica, per ottenere il nuovo francobollo era quella di stamparlo utilizzando il materiale esistente e una piccola correzione suggerita dall’ingegner Costantino Perazzi, che è stato il supervisore inviato dal ministro Quintino Sella per soprintendere all’operazione “Nuovi francobolli”. L’escamotage era una stampa in bruno che indicava il nuovo valore e nascondeva il precedente con una linea arcuata a ferro di cavallo recante “certi segni speciali, per consentire all’Amministrazione la scoperta di francobolli che venissero contraffatti”. Vennero infatti aggiunte due piccole tacche, oltre a un taglio nella C in alto, che naturalmente correggeva anche le diciture marginali del foglio relative al valore.
In pratica, si trattava del primo francobollo italiano realizzato con una stampa a due colori: l’azzurro per stampare il francobollo base, l’ormai superato 15 centesimi, e il bruno per imprimere la correzione. In realtà, potremmo anche considerarlo una tricromia visto che i fogli recavano anche il fondino di sicurezza, impresso con inchiostro avorio quasi invisibile, che avrebbe impastato l’intera vignetta se qualche malintenzionato avesse provato a ricavarne una matrice usando reagenti chimici.
La vicenda, però, si complicò improvvisamente. Nel marzo 1864, a Londra, il conio originale del francobollo da 15 centesimi si era incrinato ed era stato rifatto. Secondo l’abitudine della De La Rue, nel rifacimento erano stati introdotti alcuni piccoli segni per distinguere il nuovo dal vecchio, oppure per coprire il difetto. Si trattava di due punti bianchi sopra e sotto i due fregi laterali della cornice ovale: quindi, quattro puntini in tutto. Questo era il secondo tipo.
Pochi mesi dopo, nel luglio del 1864, era stato preparato anche un terzo tipo, per averne a disposizione un altro visto che si trattava del francobollo più stampato. In questo terzo conio erano stati aggiunti altri due puntini bianchi all’interno dei triangoli mistilinei alle estremità di ciascuno dei quattro fregi angolari. Quindi, otto punti più i quattro già inseriti nell’ovale, per un totale di dodici punti.
Quando, alla fine dell’anno, si dovette procedere alla sovrastampa del 15 centesimi per trasformarlo nel ferro di cavallo da 20 centesimi, furono utilizzate le tirature realizzate con tutti e tre questi conii, quindi il nuovo francobollo esisteva in tre tipi: senza punti, con quattro punti e con dodici punti.