Quando fu nominato imperatore nel 98 d.C., Traiano si trovava lontano da Roma: era a Colonia, dove governava le terre periferiche corrispondenti all’attuale Germania. Ricevuto l’avviso dal nipote e futuro imperatore Augusto, che vinse una gara tra messaggeri, decise di restare nelle province settentrionali ancora un anno prima di fare ritorno nella capitale. A testimonianza di questo, una moneta d’oro, emessa proprio in quegli anni, riporta un’effigie che non corrisponde a quella dell’imperatore, ma era una rappresentazione solo ipotizzata dagli incisori della zecca che non lo avevano ancora incontrato e quindi non sapevano le fattezze del suo volto.
Traiano nacque infatti a Italica, un’antica città della Spagna romana vicino all’attuale Siviglia, da una famiglia di origini umbre. Secondo le testimonianze storiche, all’età di 18 anni fu tribuno militare in Siria, al fianco del padre che comandava la X Legione Fretensis. Le sue abilità militari lo portarono poi nel Nord della Spagna, al comando della VII Legione Gemina e, da qui, verso la Germania Superiore e la Pannonia.
La fama delle sue imprese ai confini dell’Impero lo precedeva e, nonostante la sua lunga assenza da Roma e un ritorno senza troppi proclami, venne accolto favorevolmente dal popolo e dai senatori. Li ripagò sia con campagne militari che, nei 19 anni di governo, portarono Roma alla sua massima estensione, sia con la realizzazione di innumerevoli opere pubbliche, ponti, porti e acquedotti.
L’elemento maggiormente significativo della moneta d’oro coniata tra il 98 e il 99 d.C. è certamente l’effigie di Traiano, che spicca nella parte centrale del campo, piuttosto diversa dalle successive rappresentazioni del medesimo Imperatore. Il sovrano è infatti qui raffigurato con i tratti del volto molto marcati, il collo taurino e un’espressione arcigna e decisa, caratteristiche che concorrono a restituire un’impressione generale di forza e severità. Sebbene l’autorità di Traiano non sia mai stata minimamente messa in discussione nel corso del suo lungo principato, le qualità per cui è passato alla storia sono piuttosto la clemenza, la bontà, la giustizia e la generosità.
Ritratto di Traiano nel busto e sul rovescio dell’aureo (98-99 d.C., Impero Romano) – Peso: 7,44 gr; diametro: 18 mm
Per giustificare questa discrepanza è necessario contestualizzare storicamente l’emissione di questa moneta. L’aureo fu infatti coniato nel biennio 98-99 d.C., un periodo in cui l’Augusto, nonostante l’assunzione della porpora, non era ancora tornato a Roma. Le fonti storiche riferiscono infatti che Traiano ricevette la notizia della morte di Nerva e della sua nomina a Imperatore alla fine di gennaio del 98 d.C., mentre si trovava a Colonia nell’esercizio della sua funzione di governatore della Germania Superior. Tuttavia, dopo aver disposto l’onore della divinizzazione per il predecessore e l’attribuzione a funzionari fedeli delle posizioni chiave nell’amministrazione statale, Traiano rimase a Nord ancora a lungo, ritornando a Roma solo nell’autunno del 99 d.C.
È dunque assai probabile che gli incisori della zecca imperiale si siano trovati a dover predisporre le nuove emissioni monetarie senza avere a disposizione l’Imperatore per raffigurarne le reali fattezze e che perciò abbiano dovuto limitarsi a proporre un ritratto che restituisse l’immagine un po’ generica di un valoroso comandante militare, impegnato in una dura campagna ai confini dell’impero.
A contorno dell’effigie di Traiano, sulla legenda spicca la presenza dei nomi Nerva e Germanico. Il primo si spiega sulla base di una consuetudine instauratasi insieme al principato adottivo, con i nuovi imperatori che assumevano il nome del predecessore come atto di omaggio e di identificazione con la sua azione politica. Il secondo era invece un cognomen ex virtute, cioè un titolo onorifico, che gli era stato attribuito nel 97 d.C., quindi prima dell’assunzione della porpora, in seguito alla sua vittoria sulle tribù germaniche stanziate a est del Reno e a nord del Danubio.
Dal momento che le prime emissioni monetarie a nome di Traiano furono coniate in absentia, non ci fu la possibilità di recepire indicazioni del sovrano riguardo i soggetti da rappresentare al rovescio. Per questa ragione la maggior parte delle monete del biennio 98-99 d.C. presenta rovesci istituzionali, riferiti a personificazioni allegoriche comunemente utilizzate in passato, senza particolari cenni a eventi effettivamente accaduti. Da questa considerazione si può facilmente immaginare come la loro coniazione sia stata disposta dai funzionari della zecca, in mancanza di un’autorità in grado di dare indirizzi politici precisi alla monetazione.
La dea Fortuna sul diritto dell’aureo di Traiano (98-99 d.C., Impero Romano) – Peso: 7,44 gr; diametro: 18 mm
In particolare, questo Aureo presenta al rovescio la Fortuna, una divinità di primo piano all’interno della cosmologia romana, alla quale furono dedicati templi a Roma e nelle varie province dell’Impero. Addirittura, l’Augusto doveva sempre avere una statua della Fortuna nei luoghi dove dimorava.
A questa figura erano associati diversi emblemi, in questo caso la cornucopia, tradizionale simbolo di abbondanza, e il timone di nave. All’epoca infatti un viaggio marittimo rappresentava sempre una sorta di azzardo, quindi era opportuno invocare il favore della Fortuna prima di partire o ringraziarla dopo la fine del viaggio. Tuttavia, come spiegato in precedenza, l’invocazione alla dea ha in questo caso un significato vago e generico, poiché non risulta che Traiano in questo periodo avesse affrontato o dovesse affrontare alcun tragitto via mare.
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